Calma piatta




Di neve che non c’è, di turisti che cambiano, di operatori che invece no. Lo sci risente del cambiamento climatico, ma le pratiche sostenibili sono lontane.

La neve, che gioia

Me lo ricordo bene, il Salone del Gusto del 2012.

Uno di quei week end di mezza stagione dove pur di non fare il cambio armadi ti inventi qualunque cosa; noi malgrado il brutto tempo andammo a Torino. La notte aveva piovuto in continuazione ed al mattino il mio Facebook era una meraviglia. La pioggia era caduta solo in pianura, e tutti i miei amici stavano postando meravigliose immagini di montagne candide e immacolate: era arrivata la prima vera neve.

Era ottobre, e come tutti gli anni l’attesa era già frenetica.

Visit trentino prima nevicata

La prima nevicata del 2012: una festa sui social

Quest’anno un’altra storia

Quest’anno la situazione è decisamente diversa.

Ottobre 2017 passerà alla storia come uno dei più secchi della storia. Io non so quanti siano 14 miliardi di metri cubi d’acqua (quelli che mancano rispetto alla media delle precipitazioni di ottobre), ma non stiamo parlando di piccole variazioni, e questo trend prosegue ormai da inizio anno.
Non sono un esperto di climatologia o di cambiamenti climatici. Li osservo, un po’ li temo, e nel mio piccolo me li godo, perlomeno finché portano temperature più miti e giornate più terse.
Mi interrogo invece sugli impatti sul turismo, e sulle azioni strategiche che andrebbero intraprese, già oggi, per non farsi sorprendere dai cambiamenti climatici prima che sia troppo tardi.

L’industria della neve

L’industria della neve ha dimostrato, già dagli anni ‘90, di saper guardare avanti, quando ha avviato il processo di produzione industriale della neve. La neve artificiale è stata una innovazione straordinaria ed efficacissima (se la guardiamo dal punto di vista dell’industria turistica). Gli impiantisti hanno dimostrato all’epoca lungimiranza e capacità di investimento, assieme a capacità di relazione politica e territoriale che hanno permesso che questa trasformazione avesse atto.

Questa industria è però oggi ad alto rischio proprio per via dei cambiamenti climatici in atto. Sono due gli elementi fondamentali alla base dell’industria della neve artificiale: disponibilità di acqua e temperature fredde. Negli anni scorsi abbiamo avuto spesso temperature anomale a dicembre (che forse dovremmo iniziare a considerare normali) che hanno pregiudicato la produzione di neve artificiale. Questo 2017 ci sta insegnando che anche l’acqua rischia di diventare una risorsa scarsa.

La crisi dell’offerta

Ma non c’è solo una crisi dell’offerta, di una industria della neve che rischia di non essere più in grado di offrire il suo prodotto (la neve) per le condizioni climatiche avverse.

Io credo ci sia una drammatica accelerazione nella crisi della domanda. Già l’anno scorso mi interrogavo sulle difficoltà da parte dell’industria della neve a coinvolgere nuove fasce di utenza se il prodotto sciistico invernale è questo.

Le piste da sci in Trentino, a Natale 2016

Le piste da sci in Trentino, a Natale 2016

La mia timeline di ieri era più o meno tutta così:

Post Mafe intervallo

Se a novembre abbiamo voglia di “toncare” i piedi in acqua (in Toscana, mica a Pantelleria) forse qualcosa sta davvero cambiando non solo nei nostri comportamenti puntuali, ma anche nei nostri gusti, nelle nostre attitudini, nelle nostre aspettative: i cambiamenti climatici stanno cambiando la nostra percezione delle stagioni.

Sportiva Outdoor Paradise

Qualcuno lo ha compreso. Quest’estate in Trentino è stato proposto un progetto meraviglioso, lungimirante, coraggioso. La Sportiva Outdoor Paradise prevedeva “un cambio di prospettiva radicale per il turismo di montagna, un’area tradizionalmente vocata allo sci alpino, sarà riportata al naturale, attraverso lo smantellamento degli impianti e la riqualificazione delle strutture presenti, per soddisfare nuovi target di appassionati della natura e della vita attiva all’aria aperta, alla ricerca di benessere, sostenibilità, sicurezza e semplicità.”

Il progetto intendeva intercettare nuovi trend che vanno oltre lo sci alpino, nella consapevolezza che il mercato della domanda è in fase di profonda trasformazione e che, muovendosi ora, si potevano gettare le basi per la prosecuzione con successo del turismo montano, non in antagonismo ma in integrazione con il turismo dello sci.

Il progetto è stato impallinato ancora prima di partire. La feroce opposizione degli impiantisti del territorio, associata all’incapacità degli operatori tutti di far sentire la loro voce (ammesso che ce l’abbiano) ed ai giochi di convenienza dei politici di turno ha portato alla rinuncia al progetto ancora prima che partisse.
Siamo al 2 novembre, ed il mercato è fermo.

Ad un mese dal ponte dell’otto dicembre, tradizionale avvio della stagione sciistica, la gente va al mare ed a prenotare la vacanza sugli sci non ci pensa neanche lontanamente. Gli operatori della neve sono sulle spine, perché nulla si può fare, solo guardare in cielo e sperare che qualcosa cambi. I telefoni sono muti, arriva qualche richiesta ma nessuno prenota.

Inutile attendersi che i cambiamenti possano avvenire dagli impiantisti. Trent’anni fa furono lungimiranti perché l’introduzione della neve artificiale non cambiava il loro business. È normale che oggi, da imprenditori, proteggano i loro interessi.
E purtroppo è difficile pensare che sia la politica (questa politica) ad affrontare il tema. Questa politica che, spiazzata dal progetto della Sportiva, incapace di dare risposte, ha cercato di metterci una pezza promettendo finanziamenti per la dismissione di impianti sciistici, con la classica situazione in cui “e’l tacòn l’è pèzo del buso”.

Il futuro incerto, e poco sostenibile

E quindi?

Difficile dare una risposta, visto che le iniziative che vanno nella giusta direzione vengono troncate ancor prima di nascere. Io spero di non dover attendere eventi traumatici per sensibilizzare chi di dovere, spero di non dover attendere un inverno secco in cui la siccità impedisca la produzione della neve. Potrà capitare, o forse non capiterà mai, chi lo sa.
Io credo sia ora di pre-occuparsene, occuparsene prima, prima che sia troppo tardi.
Ma forse la settimana prossima nevicherà, e le nostre pagine Facebook torneranno a imbiancarsi, e almeno per un altro anno tutti noi nasconderemo queste problematiche dietro una valanga di like.
Forse.

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