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Quella di oggi è la mia preferita: E come Equilibrio.
Tutte le attività legate al turismo sostenibile girano attorno al concetto di equilibrio, alla necessità che l’azione sul territorio non alteri le condizioni esistenti. Parliamo di un equilibrio dinamico, in cui le cose cambiano, non sono immutate e cristallizzate nel tempo, ma le trasformazioni sono (generalmente) lente e permettono all’intero ecosistema di modificarsi contestualmente.
La ricerca di equilibrio non significa rinnegare il cambiamento, abiurare lo sviluppo e la crescita del settore, ma progettare una trasformazione durevole, e che possa ripetersi nel tempo senza alterare le condizioni di partenza.
La nostra vita è troppo spesso fuori equilibrio. Quello che mangiamo, quello che respiriamo, i ritmi delle nostre giornate, gli spostamenti, i nervosismi, il lavoro che non ci soddisfa o che non c’è, il traffico e chissà cos’altro.
Proporre esperienze di viaggio basate sul concetto di equilibrio significa dare risposta a questi bisogni latenti.
Una componente importante del turismo è legata al benessere fisico. In montagna, per esempio, si va alla ricerca di una vacanza attiva, sportiva. Negli ultimi anni è cresciuta l’importanza anche del benessere mentale, dell’equilibrio fisico e psichico, sdoganando finalmente la necessità di occuparsi del nostro equilibrio interiore (senza essere presi per pazzi).
L’equilibrio fisico si raggiunge con il movimento (anche dolce), con un’alimentazione curata ed attenta, con l’immersione in natura, con un riposo di qualità.
Attività come lo yoga, la mindfulness, la meditazione, la ricerca di momenti di riflessione su se stessi, se proposti anche in viaggio, permettono di abbinare l’attenzione per l’equilibrio interiore con quello fisico, attivando percorsi di integrazione e di continuità con il percorso personale che gli ospiti hanno già intrapreso (neverending tourism).
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