L’ossessione della home page

l'ossessione della home page

l'ossessione della home page




La progettazione di un sito web va oltre la home page, ogni pagina è unica e centrale. La navigazione è circolare e tutte le pagine hanno la stessa importanza

 

L’ossessione della home page

Chiunque abbia progettato anche solo una volta un sito web si è scontrato con “l’ossessione delle home page”.
Per quanto possa essere complesso e strutturato un sito, l’unica cosa che conta è sempre e solo la home page, tanto che il committente tende a concentrarsi solo su quella. Ed a fare tante richieste in proposito.

L’home page dovrebbe essere:

  • bella ma mi raccomando efficace;
  • essenziale, solo i contenuti che contano (ma la sagra della patata viola non può mancare);
  • non deve “scrollare” (ma l’header a tutto schermo ci deve stare);
  • con una grafica pulita (per esempio belli quei siti a quadratoni tutti colorati);
  • modello social network, ma a tre colonne;
  • i colori non vanno bene, ci vedrei più… (giallo, verde, rosso, fate voi);
  • ecc.

Tutto il resto del sito? Non conta.
L’ossessione per la home page nasce dalla vecchia impostazione di Internet, in cui la navigazione avveniva per flussi “gerarchici”, si accedeva ad un sito dalla pagina principale e da lì si navigava. I siti raccoglievano l’eredità delle vecchie campagne di comunicazione offline, e la home page doveva riassumere tutta la comunicazione dell’azienda.
I siti erano costruiti con apposite gerarchie di contenuti che prevedevano un albero di navigazione:

  1. La home page era il punto di partenza, la pagina vetrina che serviva ad invogliare all’approfondimento; nella logica dell’albero, il tronco, senza il quale la pianta non si sostiene.
  2. Varie pagine di raccordo e di lista, che aggregavano i contenuti secondo le logiche più opportune; i rami dell’albero, la struttura del sito che porta il nutrimento alle foglie.
  3. Le pagine “foglia” che contenevano il contenuto vero e proprio, in cui la navigazione si fermava; per proseguire, si tornava indietro, con i cosiddetti “menù breadcrumb”, le briciole di pane per farci tornare al punto di partenza.

La navigazione circolare

Tutto questo oggi è archeologia. Non tanto perché siano cambiate le mode o i gusti delle persone, ma perché è cambiato il modo di accedere alle informazioni. Oggi si accede direttamente al contenuto “foglia” da fonti disparate, dai motori di ricerca, ai social network, agli spazi di condivisione.
Dalla navigazione gerarchica ad albero si è passati ad una navigazione circolare, in cui tutte le pagine hanno la stessa importanza, in cui tutte le pagine sono luoghi di approfondimento e di navigazione. Un sito fatto di tante home page, in cui ogni pagina va pensata come una landing page, deve avere una sua completezza ed autonomia, senza dare per assodato che “prima” siano state visitate altre parti del portale.
Questo cambiamento comporta un aumento di complessità per almeno due fattori:

  1. La progettazione corretta dell’architettura di contenuti e servizi diventa ancora più importante. Ogni pagina foglia richiede attenzione dedicata.
  2. “La home page non è tanto importante” è un concetto complesso da comunicare al committente. E non basta dire che la home page di un sito complesso viene vista da meno del 2% dei visitatori.

Troppi siti ottengono risultati inferiori alle attese, non solo nel numero di visite, ma soprattutto nella qualità delle stesse, riscontrabile nel numero di utenti che abbandona il sito avendo visto una sola pagina oppure nei tempi di permanenza troppo bassi. Un vero peccato, visto il costo e la difficoltà crescente nell’acquisizione dei contatti.

Pensare mobile

L’ossessione risulta ancora meno sensata se si pensa che ormai buona parte del traffico passa per strumenti in mobilità, dove il concetto di home page è molto più sfumato e decisamente meno considerato. Eppure le scelte stilistiche e di organizzazione dei contenuti troppo spesso si fanno solo a partire dalla visualizzazione desktop.
Per uscirne, servirebbe un patto tra progettisti e committenti, che portasse i primi a promettere risultati un po’ meno mirabolanti ed i secondi a delegare maggiormente nelle attività di progettazione tecnica, focalizzandosi invece sugli aspetti più importanti e critici: i messaggi che si vogliono veicolare, i pubblici cui ci si rivolge, i servizi che si vogliono offrire. Un compito complesso e complicato, troppo spesso sottovalutato.

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